lunedì 26 aprile 2010

“Dobbiamo rimanere fedeli al cuore pulsante della Resistenza”


Adesso più che mai è indispensabile ricordare le fondamenta del nostro ordinamento e la resistenza, come battaglia significativa di conquista della costituzione e della democrazia, in netta controtendenza nei confronti di chi vorrebbe che la storia d’Italia non giungesse per intero nelle scuole italiane, lasciando cadere la storia dei nostri partigiani , dei padri, dei nonni o dei bisnonni, nel nulla

Il 25 aprile si conferma come sempre una giornata di straordinaria importanza, perché rappresenta la giornata della liberazione dell’Italia dal regime nazifascista.

Si calcola che i caduti per la Resistenza italiana (in combattimento o uccisi a seguito della cattura) siano stati complessivamente circa 44.700; altri 21.200 rimasero mutilati ed invalidi; tra partigiani e soldati regolari italiani caddero combattendo almeno in 40.000Le donne partigiane combattenti furono 35 mila, mentre 70 mila fecero parte dei Gruppi di difesa della donna; 4.653 di loro furono arrestate e torturate. 2.750 furono deportate in Germania, 2.812 fucilate o impiccate; 1.070 caddero in combattimento; 15 vennero decorate con la medaglia d’oro al valor militare.

Dei circa 40.000 civili deportati, per la maggior parte per motivi politici o razziali, ne torneranno solo 4.000. Gli ebrei deportati nei lager furono più di 10.000; dei 2.000 deportati dal ghetto di Roma il 16 ottobre 1943 tornarono vivi solo in quindici.

Tra i soldati italiani che dopo l’Armistizio di Cassibile dell’8 settembre decisero di combattere contro i nazifascisti sul territorio nazionale continuando a portare la divisa morirono in 45.000 (esercito 34.000, marina 9.000 e aviazione 2.000), ma molti dopo l’armistizio parteciparono alla nascita delle prime formazioni partigiane (che spesso erano comandate da ex ufficiali).

Furono invece 40.000 i soldati che morirono nei lager nazisti, su un totale di circa 650.000 che fu deportato in Germania e Polonia dopo l’8 settembre e che, per la maggior parte (il 90% dei soldati e il 70% di ufficiali), rifiutarono le periodiche richieste di entrare nei reparti della RSI in cambio della liberazione.

Ricordare questa giornata, significa dimostrare gratitudine a quanti col sacrificio personale tennero in vita la speranza di un’Italia, poi realizzatasi nell’impianto democratico sostenuto dalla Carta Costituzionale, e a quanti con le loro battaglie civili, anche dopo la liberazione, hanno dato un apporto fondamentale nella costruzione e nella difesa di una società incardinata sui valori che ci sono stati tramandati dalla Resistenza.

La nostra identità è frutto della conoscenza della nostra storia. La memoria e la tradizione sono indispensabili per ogni società e occorre ritornare alla memoria per ristabilire la rete di rapporti che legano i figli ai padri, il presente al passato.

Dobbiamo rimanere fedeli al cuore pulsante della Resistenza, che rimane tale solo se si mantiene plurale e proiettata verso il futuro, verso la creazione del nuovo.

Se ciò che ricerchiamo ancor oggi è un di più di libertà, di democrazia, di giustizia, di solidarietà, di rispetto, di tolleranza e di pace è alle radici della Resistenza il luogo a cui dobbiamo sempre tornare, là dove tutti questi valori furono guadagnati palmo a palmo, nel buio delle prigioni, nell’orrore delle esecuzioni, nell’annientamento dei lager, nella incontenibile felicità del 25 aprile 1945.

Michele Lorusso

http://www.videoandria.com/2010/04/23/michele-lorusso-dobbiamo-rimanere-fedeli-al-cuore-pulsante-della-resistenza/ 

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