lunedì 8 novembre 2010

Non passeremo alla scoria


L’8 Novembre ricorre l’anniversario di un avvenimento importante per l’Italia, che ha segnato una vero e proprio cambiamento rispetto al passato. Certamente non mi riferisco all’anniversario di una ricorrenza ideologica e di scarsa consistenza nel sentire popolare, quale la Caduta del muro di Berlino (imposta con una legge nazionale approvata in fretta e furia) che l’Amministrazione comunale festeggia con soldi della collettività, ma mi riferisco a un avvenimento avvenuto due anni prima dell’8 Novembre del 1989, l’8 Novembre del 1987, cioè il referendum che sanciva il definitivo abbandono del nucleare in Italia.
E’ notizia di questi giorni, che il Governo Berlusconi, fregandosene ancora una volta della volontà popolare espressa tramite il referendum, che portò all’abbandono del nucleare in Italia, abbia cominciato a porre i primi tasselli per permettere il ritorno del nucleare. Infatti, si è proceduto alla nomina del Presidente e dei quattro membri del collegio dell'Agenzia per la sicurezza nucleare, che tra le altre cose, avrà il compito di individuare i siti che ospiteranno le nuove centrali.
Una riflessione su queste nomine sarebbe opportuna e andrebbe fatta all’interno del partito di riferimento del Presidente di quest’Agenzia, cioè il Sen. del Pd, Umberto Veronesi.
Una presa di posizione del suddetto partito sarebbe necessaria per capire definitivamente se sia favorevole o meno al ritorno del nucleare in Italia.
SEL ha sempre sostenuto la propria contrarietà a questo tipo di produzione di energia per diversi motivi. Eccone alcuni:
1. l’uranio non è una risorsa né rinnovabile né sostenibile, limitata nelle quantità e nel tempo, che per di più ha visto i suoi costi aumentare in modo vertiginoso;
2. non è affatto senza emissione di CO2 perché ne produce per l’estrazione del combustibile, durante la costruzione della centrale e nella fase del suo smantellamento;
3. nessuno dei problemi segnalati dalla tragedia di Cernobyl è stato risolto e quindi il nucleare civile continua ad avere problemi di sicurezza per le popolazioni non risolti anche durante il funzionamento ed un enorme impatto ambientale legato alla produzione di scorie radioattive che inevitabilmente si accumulano nell’ecosistema e graveranno sulle future generazioni per migliaia di anni. Va ricordato che in presenza di impianti nucleari è obbligatorio un piano di evacuazione delle popolazioni in caso di incidente grave, con l’abbandono di ogni attività, con pesanti restrizioni per le persone come vivere sigillati in casa;
4. espone il mondo a rischi di proliferazione delle armi nucleari e al terrorismo, del resto questo è l’argomento che viene portato contro l’Iran poiché la tecnologia in uso è stata pensata per produrre plutonio e la generazione di energia elettrica ne è un sottoprodotto;
5. non è in grado di risolvere né il problema energetico né quello del cambiamento climatico, infatti le risorse di uranio, già oggi scarse, non sarebbero sufficienti di fronte ad un aumento ulteriore della domanda ed è quindi inutile sperare di aumentare la capacità installata in maniera tale da coprire una quota significativa della nuova domanda di energia, né di sostituire la quota fossile;
6. ha dei costi economici e finanziari diretti ed indiretti troppo elevati che in realtà gravano sulla società e sulle finanze pubbliche e inoltre è una tecnologia che usa e spreca enormi quantità d’acqua;
7. comporta un modello di generazione di energia centralizzato, basato su centrali di elevata potenza, che non garantiscono sicurezza e tanto meno assicurano il diritto all’energia diffusa nel territorio. Infatti, il nucleare è un modello che richiede sistemi di gestione autoritari, centralizzati e antidemocratici. Non a caso le centrali nucleari civili sono considerate come gli altri siti energetici alla stregua di siti militari.
Ormai è matura una scelta energetica a favore del risparmio energetico e delle energie rinnovabili che un programma di incentivi pubblici e l’utilizzo della leva fiscale possono e devono promuovere.
Uscire dal petrolio e dalle energie fossili e non rinnovabili senza il nucleare si può, grazie ad un’alternativa energetica, basata sulle fonti rinnovabili e il risparmio, anziché su un ingiustificato aumento dei consumi e sull’uso delle fonti fossili e di quella nucleare, come propone il Governo. Non aspetteremo che siano individuati i siti nucleari per opporci a questa scelta e non lasceremo sole le località che rischiano di subire una decisione antidemocratica, calata dall’alto e per di più militarizzata nell’attuazione.
Il paese può e deve essere più efficiente e non sprecare energia.
La politica energetica che noi indichiamo riduce la nostra dipendenza energetica, sviluppa la ricerca e l’innovazione nelle attività produttive, fornisce i servizi energetici usando fonti rinnovabili che non alterano il clima e che sono diffuse sul territorio e quindi facilmente controllabili dalle popolazioni, oltre a promuovere un diverso sviluppo, creando nuova occupazione di qualità.
Questa è l’alternativa che proponiamo.
Sono queste le ragioni per cui decidiamo di sostenere la legge d’iniziativa popolare per lo sviluppo dell’efficienza energetica e delle fonti rinnovabili.
Nelle prossime settimane scenderemo in piazza per illustrare la legge ai cittadini e per raccogliere le firme necessarie per presentare in Parlamento la suddetta legge d’iniziativa popolare.


Michele Lorusso

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