martedì 31 gennaio 2012

Socialità e partecipazione nell’era di Facebook



Già nel già lontano 2006 la copertina del Time raffigurava un computer come fosse uno specchio e proclamava l’uomo dell’anno : YOU.
Sì, ognuno di noi. Sorge spontanea la domanda, per you si intende quello che ciascuno di noi dice di essere o quello che google dice che noi siamo?
Si tratta della mia identità reale o del mio profilo Facebook?
Nel 2006, infatti, era difficilmente ipotizzabile ciò che qualche anno dopo sarebbe successo.
Sarebbe sorto dal nulla il terzo Paese più popoloso al mondo, con circa 800 milioni di abitanti. Su un social network.
Internet da semplice strumento di ricerca si è trasformato in mezzo di comunicazione. E’ nato il web 2.0.
Ogni uomo oggi è disposto a spogliarsi di una parte della propria sfera privata pur di stare con gli altri: posta, tagga, commenta, condivide, esprime il suo gradimento attraverso un “mi piace”.
E’ addirittura riuscito ad andare oltre la virtualità e a modificare la realtà. Ha riempito grazie al web le piazze svuotate dai più feroci regimi dittatoriali. Ha acceso la Primavera Araba.
Tutto ciò mentre la tv non poteva far altro che osservare, registrare e commentare, scavalcata dal nuovo ma contemporaneamente, e questo è davvero imperdonabile, anche dal vecchio.
Da quella dialettica di piazza che aveva voluto surrogare nei talk-show e monopolizzare nei pezzi di repertorio di opinionisti di professione.
L’io, il cittadino, si è ripreso la possibilità di contare. E nel frattempo ha rafforzato la democrazia rivitalizzando istituti troppo spesso dimenticati come il referendum.
Attenzione però ai facili entusiasmi. Attenzione a specchiarsi troppo in questo schermo. Attenzione a pretendere la rete come diritto.
I contenuti, le conoscenze sono solo un aspetto di Internet. Caparezza con una metafora è riuscito a cogliere il nocciolo del problema.
“La rete non è Che Guevara anche se si finge tale” canta il rapper di Molfetta in un suo pezzo.
Il web ha come controindicazione un capitalismo ancor più opprimente. Porta inevitabilmente con sé la manipolazione della personalità, può costringerci a guardare in quello schermo un volto che non abbiamo, un profilo non nostro e convincerci ad accettarlo. Per offrirci una pubblicità su misura, prodotti a cui non sapremmo rinunciare. Continua Caparezza: “al primo posto nella classifica digitale che tu ci creda o meno c’è solo chi vince i talent”.
Tanti tra coloro che adoperano
Internet lo fanno come riflesso delle loro scorribande televisive. In molti casi è proprio per assomigliare ai volti noti del (sempre più) piccolo schermo che aggiornano ossessivamente i loro profili Facebook. Caricano centinaia di foto delle loro feste quasi fossero scatti di paparazzi, i loro post assomigliano alle risposte di una interminabile intervista di un giornale scandalistico. Un’autobiografia in progress.
Il rischio è a questo punto diventare networker people. Persone che si limitano ad inviare e ricevere informazioni. E provare orrore della “ricaduta nella prigione della carne” come afferma W. Gibson.
Internet è uno strumento prezioso. Appunto è uno strumento, un mezzo. Il suo obiettivo non può essere la creazione di un unico grande Paese virtuale di uomini in simbiosi con le macchine.
Piuttosto deve essere il modo, l’unico possibile ormai, per rivitalizzare gli istituti impolverati della nostra democrazia. Giornali, partiti, piazze, teatri, parlamenti. Nessuno strumento virtuale, neppure fosse perfetto, può sostituirli. Perché come cantava Gaber, libertà è, innanzitutto, partecipazione. Partecipazione reale.
di: Nicola Cicciarelli


lunedì 30 gennaio 2012

Sostegno ad università private: perché non ragionare sul Reddito di formazione?





Oggi si è tenuta la conferenza stampa che ha illustrato il progetto della nuova università privata, che sorgerà col sostegno economico dei nove comuni della provincia bat, come di una opportunità per il territorio. Nel momento storico che attraversiamo pensiamo sarebbe stato meglio che tutti i Comuni della nostra provincia si fossero concentrati sulla necessità di colmare i tagli all’istruzione susseguitisi nel tempo che hanno (ad esempio) ridotto dell’80% le borse di studio nel territorio nazionale.
Noi pensiamo invece che sarebbe stato più utile estendere ad esempio la sperimentazione che il Comune di Barletta ha recentemente licenziato sul reddito di formazione: l’ente erogherà un reddito appunto di formazione pari a 200€ mensili, indirizzato a soggetti con età compresa tra i 16 e 26 anni  compiuti alla data del bando e appartenenti a famiglia anagrafica con ISEE  non superiore ad € 5.000,00 (elevato a €.10.000,00 per i soggetti disabili).
Tale operazione avrebbe avuto la valenza di azione di sostegno agli studenti magari in difficoltà economica, che hanno voglia e la determinazione a non abbandonare il percorso di studi.
Più semplicemente, ad esempio, il Comune di Andria avrebbe potuto erogare la somma che si è impegnata a versare alla suddetta università privata sotto forma di sostegno o rimborso delle spese per gli studenti, universitari e non, pendolari della nostra città.
La domanda che ci poniamo è inoltre la seguente: che indotto potrà mai creare una università ubicata oltretutto su una strada provinciale? Diverso sarebbe stato se questa si fosse inserita in tessuto urbano; avrebbe incentivato l’amministrazione interessata a curare maggiormente i servizi per la cultura e la formazione.
Ci auguriamo che in tutte le città della sesta provincia si possa aprire un dibattito serio sul progetto presentato e che si possa assieme a tutte le realtà che pensano che vi siano altri metodi e mezzi per investire in rilancio del territorio, trovare proposte alternative a questa che a nostro modo di vedere pare una proposta demagogica e in linea con tutti i processi in atto che stanno portando alla rovina il sistema di istruzione pubblico.


I coordinatori
Valentina Lomuscio – Michele Lorusso

giovedì 26 gennaio 2012

MOZIONE per la prevenzione e la lotta all'omofobia e alla transfobia


Abbiamo inviato in data 25 gennaio 2012 tramite Pec la proposta di discussione nel Consiglio Comunale della Città di Andria della mozione  per la Prevenzione e la lotta all'Omofobia e alla Transfobia (testo di seguito).
Crediamo sia fondamentale interessare ed interrogare le istituzioni più prossime ai cittadini, quali i consigli comunali, su temi di interesse generale; questo allo scopo di dare la massima diffusione a quante iniziative si stanno mettendo su in tutto il territorio nazionale ma soprattutto per offrire un sostegno concreto alle associazioni che sui territori si battono per la difesa dei diritti.

I coordinatori
Valentina Lomuscio e Michele Lorusso

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MOZIONE per la prevenzione e la lotta all'omofobia e alla transfobia



Al Sig. Presidente del Consiglio Comunale

Al Sig. Sindaco del Comune di ANDRIA


IL Sottoscritto Consigliere Comunale di Sinistra Ecologia Libertà presenta la seguente mozione e chiede che venga iscritta all’Ordine del Giorno del Consiglio Comunale di Andria.

MOZIONE  per la prevenzione e la lotta all'omofobia e alla transfobia


Premesso che:
• Il Parlamento Europeo il 18 gennaio 2006 ha approvato più risoluzioni attraverso le quali invita gli Stati membri ad agire per contrastare i diversi fenomeni in cui la omo-transfobia si manifesta -P6_TA(2006)0018, P6_TA(2006)0273, P6_TA(2007)0167-;
• La Costituzione della Repubblica Italiana (art. 3) stabilisce che:
• tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
• è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
• La Dichiarazione Universale dei Diritti Umani all’articolo 2, comma 1 recita: “Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciate nella presente Dichiarazione, senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione.” 
• La Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea (2000/C 364/01) all'articolo 1 recita: “La dignità umana è inviolabile. Essa deve essere rispettata e tutelata”. E all'articolo 21 ribadisce: “E' vietata qualsiasi forma di discriminazione fondata, in particolare, sul sesso, la razza, il colore della pelle o l’origine etnica o sociale, le caratteristiche genetiche, la lingua, la religione o le convinzioni personali, le opinioni politiche o di qualsiasi altra natura, l’appartenenza ad una minoranza nazionale, il patrimonio, la nascita, gli handicap, l’età o le tendenze sessuali”. 

Considerato che:

• Il 17 maggio del 1991 l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha dichiarato l'omosessualità una “variante naturale del comportamento umano”. 
• Presso il Parlamento Europeo è in preparazione una specifica direttiva sulla prevenzione e la lotta all'omofobia, mentre presso la Commissione giustizia della Camera è allo studio un testo unificato per introdurre nel codice penale l’aggravante inerente all’orientamento sessuale della persona offesa dal reato e all’identità di genere; 
• Una cultura diffusa ancora oggi anche in Italia spinge a rendere le persone omosessuali, transessuali e transgender oggetto di scherno e discriminazione e obbligandole a nascondersi e spesso a rinunciare, per paura di essere scoperte, al diritto di denunciare maltrattamenti, percosse, furti o ricatti subiti; 
• in questi ultimi anni diverse amministrazioni locali e regionali hanno avviato politiche per favorire l’inclusione sociale delle persone omosessuali e transessuali sviluppando azioni positive e promuovendo atti e provvedimenti amministrativi che tutelassero dalle discriminazioni;
• in particolare, il Comune di Torino e il Comune di Roma sono i promotori della RE.A.DY, Rete Nazionale delle Pubbliche Amministrazioni Anti Discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere (nata ufficialmente a Bologna nel settembre 2006), al fine di diffondere a livello nazionale le buone prassi realizzate in questo campo;
• numerosi ee.ll., tra cui la Regione Toscana, il Comune di Firenze, di Capraia e Limite, di Pistoia, di Roma, di Torino, di Bologna, di Cremona, di Perugia, di Napoli, di Venezia, di Messina, di Salsomaggiore, la Provincia di Torino, di Siracusa, di Roma, di Cremona ecc., hanno aderito alla “Carta d’intenti per la costituzione della RE.A.DY Rete Nazionale delle Pubbliche Amministrazioni Anti Discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere”

Tenuto conto che:

• in Italia non ci sono specifiche politiche tese a contrastare le forme di discriminazione nei confronti delle persone omosessuali, transessuali o transgender e non esistono dati statistici utili per valutare il fenomeno 
• I dati statistici (2009) dell’Agenzia UE per i diritti fondamentali dimostrano che l’omofobia è un fenomeno socialmente in piena diffusione nei paesi europei ed in molti casi tollerata se non sostenuta apertamente da esponenti politici ed istituzionali; 
• la lotta all’omofobia e alla transfobia non riguarda solo le persone omosessuali, transessuali o transgender, ma interessa l’autorità pubblica e la volontà collettiva della società, soprattutto se si considera che le difficoltà hanno spesso inizio sin dalla scuola, non sempre adeguatamente preparata ad affrontare l’argomento; 
• gli episodi registrati sul territorio nazionale di violenza e di aggressione omofobica e transfobica dimostrano senza ombra di dubbio e con drammatica evidenza il clima di intolleranza e insicurezza cui è sottoposta l'intera categoria dei cittadini omosessuali, transessuali o transgender. 

Tutto ciò premesso e considerato,

Il Consiglio Comunale di Andria

Plaude e sostiene

l'iniziativa dell'Italia di aderire alla proposta di decriminalizzazione universale dell'omosessualità presso l'Onu e accolta da tutti gli altri Paesi dell'Unione Europea.

Sollecita il Parlamento italiano

all’approvazione di una normativa specifica che tuteli le cittadine ed i cittadini contro ogni forma di manifestazione di tipo omofobico e transfobico;

Invita il Governo italiano:

• a contrastare il fenomeno dell’omofobia e della trans fobia con iniziative formative nelle scuole, nella pubblica amministrazione, tra le forze dell’ordine nonché nei luoghi di lavoro con specifici programmi di "diversity management";
• a dotare l'Istat dei fondi necessari per il finanziamento dell’indagine contro le discriminazioni per orientamento sessuale;
• a promuovere l’introduzione nei programmi scolastici di ogni ordine e grado di elementi formativi che conferiscano agli studenti autonomia e capacità d’analisi, nonché spirito critico contro ogni forma di violenza e di discriminazione basata sull’identità di genere o sull’orientamento sessuale, ai fini della promozione di una reale autodeterminazione delle persone e a verificare che le istituzioni scolastiche controllino il materiale scolastico adottato dai docenti affinché non contenga stereotipi sessisti o discriminatori.

Impegna la Giunta Municipale:

a) ad adottare iniziative utili in vista della Giornata internazionale contro l'omofobia e la transfobia (o IDAHO, International Day Against Homophobia and Transphobia), nata come Giornata internazionale contro l'omofobia, ricorrenza promossa dall'Unione europea che si celebra dal 2007 il 17 maggio di ogni anno, abbia nel territorio comunale un’adeguata risonanza e veda il massimo coinvolgimento delle istituzioni
b) a promuovere, in coordinamento con le associazioni e gli organismi operanti nel settore, iniziative volte a sensibilizzare l’opinione pubblica a una cultura delle differenze, alla condanna degli atteggiamenti e dei comportamenti di natura omofobica e transfobica;
c) a promuovere, in collaborazione con gli organismi istituzionali di competenza, interventi nella scuola, volti a contrastare le discriminazioni e a diffondere una cultura delle diversità tra i “futuri cittadini”
d) a valutare la possibilità di prevedere sanzioni accessorie per illeciti amministrativi che presentano anche motivazioni discriminatorie (come ad esempio scritte sui muri o affissioni abusive, pubblicità lesive della dignità, già sanzionate anche tramite ordinanze sindacali).
e) a invitare il comune di Andria ad aderire alla “Carta d’intenti per la costituzione della RE.A.DY Rete Nazionale delle Pubbliche Amministrazioni Anti Discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere”


Il consigliere comunale 
dott. Ninni Inchingolo


Per Stefania…




 "Ciò che non si può dire in poche parole, non si può dire neanche in molte". Queste le ultime parole postate sul suo profilo Facebook da Stefania Noce, 24 enne siciliana uccisa per mano del proprio compagno coetaneo lo scorso dicembre.
Stefania era una di noi: una compagna, una donna, una ragazza impegnata.
Il suo nome purtroppo si aggiunge all’elenco troppo lungo di vittime di femminicidio: si… così ci piace chiamarlo. Perché oggi in Italia come nel mondo si muore di violenza contro la donna “in quanto donna”.
La dimostrazione di potenza (presunta potenza) che motiva ed anima gesti estremi come quello di togliere la vita ad un altro essere umano, non ci troveranno ovviamente mai rassegnate e non ci demotiveranno: continueremo a lottare affinché a noi donne non venga mai più servito il “conto da pagare” con la vita solo perché si è scelto di essere sé stesse, solo perché a testa alta si rivendica un proprio spazio di autonomia, si sceglie di vivere la propria vita.
Oggi 26 gennaio, in contemporanea in diverse città d’Italia, si accenderanno migliaia di fiaccole per ricordare Stefania Noce e tutte le donne vittime di violenza. L’iniziativa è promossa da Se non ora quando di Catania e vi hanno aderito nuovi comitati SNOQ e tante associazioni e organizzazioni politiche.
Il tema della lotta alla violenza di genere è un tema fondante la società che stiamo costruendo; nessuna di noi deve sentirsi esclusa dal compito che ci richiama al dovere di lottare per l’affermazione di diritti che ciclicamente pare vengano messi in discussione.
Oggi si presenta nella sua massima attualità l’esigenza di riportare al centro della discussione le tematiche femminili, il punto di vista delle donne, per non disperdere i contributi e le lotte che nel tempo sono state sostenute da chi prima di noi ha assunto su di sé il compito dell’affermazione di una identità, quella femminile, spesso schiacciata dal machismo e dalla sopraffazione (ovviamente tutta al maschile).  
Proprio per questo vogliamo riportare un passaggio di poche righe ma  molto significativo estratto da un articolo pubblicato sulla rete studentesca e scritto proprio da Stefania cui non è necessario aggiungere altre parole:
“A coloro i quali pensano ancora che il “femminismo” sia l’estremo opposto del “maschilismo”: non risulta da nessuna parte che quest’ultimo sia mai stato un movimento culturale, né, tanto meno, una forma di emancipazione!”

Rete delle donne di Sel Andria

martedì 24 gennaio 2012

IL FORUM CULTURA SI APRE AGLI OPERATORI CITTADINI


Giovedì 26 gennaio alle ore 19.30 il circolo di Sel Andria chiama a raccolta gli operatori del settore cultura della nostra città con l’obiettivo di mettere in campo idee e pratiche per il futuro dello stesso nel nostro territorio.
Il forum cultura è risultato il primo ad essere avviato nel percorso di struttura partecipata che intendiamo mettere in campo. Questo perché siamo profondamente convinti che ripartire dalla cultura, e quindi dai saperi, possa essere la chiave di volta per ridisegnare il futuro sia della nostra città ma anche del nostro Paese.
Per questi motivi, confidiamo nella partecipazione numerosa di quanti si sentano parte di un processo di cambiamento cui stiamo assistendo e che soprattutto stiamo vivendo per creare rete e mettere in campo buone pratiche da condividere.
Il dibattito si terrà presso la sede del nostro circolo cittadino in via Ettore Carafa 1 (nei pressi del pub Sottosuono)
Per info e contatti: sinistraecologialiberta.andria@gmail.com

Andria Zero rifiuti, quando vince il riuso

La proposta di Inchingolo (Sel). “Istituire un osservatorio permanente”.

Andria a rifiuti zero. È quanto chiede il consigliere comunale di Sinistra Ecologia e Libertà Ninni Inchingolo che propone una serie di iniziative per ridurre in maniera considerevole l’impatto dei rifiuti sul ciclo cittadino. In particolare, il consigliere di Sel propone nel provvedimento che sarò discusso in consiglio comunale di fissare l’obiettivo di ridurre completamente i rifiuti entro il 2020 per riciclare tutto quanto viene scartato.
Inchingolo inoltre propone di “istituire un sistema tariffario basato sulla effettiva quantità di rifiuti prodotti dalle utenze domestiche e non domestiche. Nel provvedimento, l’esponente dell’opposizione, impegna il sindaco e l’amministrazione comunale a “realizzare entro un centro comunale per la riparazione e il riuso dove beni durevoli e imballaggi possano essere reimmessi nei cicli di utilizzo ricorrendo eventualmente anche all’apporto di cooperative sociali e al mondo del volontariato” e a offrire all’amministrazione provinciale tutta la propria collaborazione alla discussione per la realizzazione di un impianto di compostaggio sul proprio territorio per la valorizzazione della frazione organica recuperata”.
Tra le altre iniziative, Inchingolo propone anche di istituire un “Osservatorio verso Rifiuti Zero” che abbia il compito di monitorare l’andamento del riuso e che sia costituito dal sindaco di Andria, dall’assessore all’Ambiente, dal presidente dell’azienda che gestisce il servizio urbano di raccolta dei rifiuti, oltre che da componenti di associazioni ambientaliste o comitati, che si occupano di tutela e salvaguardia dell’ambiente, presenti sul territorio cittadino da anni e dal membro dell’Ato Rifiuti per il comune di Andria.
I membri dell’osservatorio “dovranno riunirsi almeno due volto all’anno, non percepiranno alcun compenso. Potrà essere riconosciuto per i membri fuori sede un rimborso spese opportunamente documentato. L’osservatorio si riunirà congiuntamente alla quinta commissione consiliare permanente”.

fonte: Domani Andriese

lunedì 16 gennaio 2012

DIAMOCI UN TAGLIO! ALLE SPESE MILITARI


Sinistra Ecologia e Libertà ha lanciato nelle settimane passate  la campagna “Diamoci un taglio! Alle spese militari” (è ancora possibile sottoscrivere la petizione al seguente indirizzo http://www.sinistraecologialiberta.it/petizione/) affinché  il Parlamento e il Governo adottassero urgentemente provvedimenti per ridurre la spesa militare del nostro Paese con l’obiettivo di riportare la nostra spesa effettiva sotto lo 0,9 per cento del Pil.
L’Italia spende oltre 25 miliardi di euro per la difesa militare, pari a circa l’1,4 per cento del proprio prodotto interno lordo.
Si tratta di un volume di spesa ingiustificato nell’attuale situazione internazionale e di crisi economica, tanto più nel momento in cui si chiede ai cittadini italiani di sopportare una manovra iniqua che preferisce tagliare la spesa sociale e il trasporto pubblico piuttosto che rinunciare a qualche cacciabombardiere.
Oggi più che mai è necessario investire nella scuola, nella sanità, nella cultura, nell’edilizia pubblica e popolare per ridurre e invertire la tendenza al progressivo depauperamento dei lavoratori e dei pensionati.
Nei giorni scorsi il Consiglio Comunale di Palermo ha approvato all'unanimità una mozione contro lo stanziamento di fondi per l'acquisto di armi, disposto dal Governo nazionale in particolare contro l'acquisto dei potenti cacciabombardieri F-35, delle vere macchine da guerra.
Si auspica che il significativo pronunciamento dell'organo istituzionale comunale, rappresentativo dei cittadini appartenenti alla quinta città d'Italia, sia preso seriamente in considerazione dal Presidente del Consiglio. L’auspicio è che anche altri enti locali si possano esprimere in tal senso.
Motivati dalla convinzione che le ragioni di una previsione di riduzione delle spese in armamenti sia necessaria al fine di rimodulare la spesa per finalità sociali e per dare risposte occupazionali alle fasce più deboli e bisognose, il Circolo di Sel di Andria ha deciso di sostenere l’opportunità che anche il Consiglio comunale della nostra Città faccia la scelta di sostenere questa battaglia di civiltà e che la Presidenza del consiglio comunale si impegni a far pervenire quanto deliberato al Presidente del Consiglio dei Ministri e presenterà quindi il testo redatto all’approvazione del Consiglio Comunale.




I coordinatori
Valentina Lomuscio e Michele Lorusso

venerdì 13 gennaio 2012

SOLIDARIETA’ AL SOSTITUTO COMMISSARIO DELLA POLIZIA DI STATO MICHELE SERGIO




Il circolo di Sel Andria stigmatizza le minacce e le intimidazioni rivolte al sostituto commissario della Polizia di Stato, Michele Sergio.
Le “attenzioni” rivolte a coloro che si impegnano ogni giorno e fino in fondo nel proprio lavoro, anche quando le condizioni strutturali e strumentali non sono delle più favorevoli, sono dimostrazione del fatto che l’abnegazione con cui ci si dedica alla collettività infastidisce coloro che intendono “governare con la paura”.
A costoro la comunità cittadina tutta deve opporsi senza se e senza ma e dare dimostrazione di un rinnovato senso civico e di amore verso sia la propria città sia verso  coloro che per compito istituzionale si pongono a difesa dei diritti e della incolumità di noi tutti.

I coordinatori

mercoledì 11 gennaio 2012

Multiservice, Sel Andria: “una mera distribuzione di poltrone?”

Ancora una volta la maggioranza di centrodestra ad Andria si muove in controtendenza. In un periodo di austerity e di tagli alle poltrone, detta maggioranza presenta una proposta di deliberazione di Consiglio Comunale avente ad oggetto la modifica dello statuto della Società Andria Multiservice s.p.a., interamente partecipata dal Comune di Andria. L’unica vera novità è rappresentata dalla reintroduzione di un Consiglio di Amministrazione, composto da tre componenti in luogo dell’attuale Amministratore Unico. Volendo usare un eufemismo, l’atteggiamento della maggioranza appare davvero schizofrenico, se si considera che gli stessi promotori dell’attuale iniziativa, nel dicembre 2009, si schieravano tra i più accaniti e convinti sostenitori dell’organo amministrativo della società composto da un unico soggetto. Labili ed oltremodo poco credibili si rivelano le motivazioni offerte nella stessa proposta finalizzate a giustificare detta inversione di rotta. Appare poco credibile sia il paventato medesimo costo dell’operazione rispetto a quello in essere sia che l’incremento di attività previsto nel nuovo oggetto sociale richieda ulteriori specifiche competenze rispetto a quelle in possesso dell’attuale Amministratore Unico. Circa i costi, i promotori dell’iniziativa vorrebbero farci credere che il compenso percepito dall’attuale Amministratore Unico verrebbe diviso per tre. Se questo fosse l’intento, non potremmo esimerci dal sollevare una serie di interrogativi: soggetti con alte e specifiche competenze professionali, che dovrebbero mettere a disposizione dell’Andria Multiservice a tempo pieno, davvero accetterebbero di farlo con un compenso netto di circa 700 Euro mensili? Con detta premessa si sta davvero pensando a soggetti di così alta taratura cui affidare il futuro di oltre cento famiglie? Ancora, si sbandiera, come sempre succede, la promessa di non far lievitare i costi per poi disattendere il tutto quando le luce della ribalta si spengono? Si è valutato che la revoca dell’incarico all’attuale amministratore in carica senza giusta causa (visto anche i lusinghieri risultati fin qui ottenuti dal medesimo e da tutti riconosciuti), condurrebbe ad un inevitabile ed oneroso contenzioso, con costi in danno della collettività? Circa le nuove attività che verrebbero inserite nel nuovo oggetto sociale, non appaiono tali da esorbitare dalle competenze professionali dell’Amministratore in carica né tantomeno così gravose da richiedere forze nuove. Per giunta alcune attività, quali, ad esempio, gli interventi urgenti di messa in sicurezza degli edifici, sono da tempo puntualmente eseguiti dall’Andria Multiservice. Alla luce delle considerazioni espresse, vorremmo che la maggioranza di centrodestra fosse per una volta leale con la città, e che fosse altrettanto convincente nel dissipare ogni dubbio che ci indurrebbe a considerare tale operazione una mera distribuzione di poltrone.


f.to I coordinatori di Sinistra Ecologia Libertà – Andria
Michele Lorusso – Valentina Lomuscio

mercoledì 4 gennaio 2012

Sulla necessità di riforma del sistema carcerario

Le questioni che non hanno appeal elettorale, molto spesso sono abbandonate o poco discusse dalla Politica, che è sempre più alla ricerca frenetica del consenso dimenticandosi che il ruolo che dovrebbe svolgere non è solo quello di cercare consenso, ma è anche quello di lottare per una propria idea di società.
Nei dibattiti non sentiamo quasi mai parlare di chi non può contribuire, elettoralmente parlando, alla crescita del consenso di questo o di quel partito. Infatti, non sentiamo mai parlare per esempio dei problemi delle carceri italiane, affrontati qualche volta, in maniera davvero “folkloristica”, dai radicali.
La Politica deve tornare a parlare anche di quelle fasce di persone che, in qualche modo, non contribuiscono all’aumento del consenso, ma che fanno comunque parte della nostra società.
Ed è proprio sul problema delle carceri, che dobbiamo cominciare a parlare e a interrogarci su quelle che possono essere le soluzioni a tale problematica, soprattutto alla luce della notizia di diversi suicidi/omicidi di detenuti (l’ultimo è avvenuto proprio a Trani).
Nelle carceri italiane vi è circa il doppio della popolazione che dovrebbe risiedervi. Nonostante questa vera e propria violazione dei diritti, vi è anche il taglio sostanzioso delle dotazioni finanziarie, cui vanno, aggiunti i tagli alla spesa sociale. Questa condizione di sovraffollamento sta producendo tutta una serie di situazioni davvero inaudite, di cui qualcuno dovrebbe vergognarsi. A livello regionale, qualcosa per rimettere al centro della discussione, anche gli ultimi, è stato fatto con la sottoscrizione del Protocollo per la tutela della salute dei detenuti, che ha come obiettivo la definizione de forme di collaborazione tra i diversi livelli istituzionali per garantire la tutela della salute ed il recupero dei detenuti adulti e minorenni e assicurare loro l’assistenza sanitaria.

A livello nazionale, la discussione sul problema delle carceri è stata affrontata dal Ministro della Giustizia, Paola Severino, non complessiva, ma con una soluzione volta a risolvere “temporaneamente” il problema del sovraffollamento.


Questa piaga sociale va affrontata in maniera complessiva e non con interventi tampone che farebbero svuotare le carceri per poi farle riempire nuovamente qualche settimana dopo.


Innanzitutto bisognerebbe partire con un’Amnistia per risolvere l'attuale drammatica contingenza, da affiancare con una serie di riforme essenziali. Tra queste in elenco  le seguenti:

1. Impossibilita di disporre misure detentive in assenza di posti disponibili nelle strutture carcerarie, in altre parole, tanti detenuti quanti posti-letto. (Proposta dell'Associazione ANTIGONE).
2. In caso di condanne per reati più gravi, arresti domiciliari per chi è già detenuto con condanne più lievi.
3. Introduzione di nuove misure alternative, espansione per quelle già esistenti, da non applicarsi solo ad istanza di parte ma ex lege, automaticamente per reati minori. Sanzioni Pecuniarie, commisurate al reddito, allargamento della detenzione domiciliare, sanzioni prescrittive di lavori socialmente utili, anche solo nei fine settimana, esclusione dai Pubblici Uffici.
4. Depenalizzazione di tutta una serie di reati di minima pericolosità sociale. Revisione della legge ex-Cirielli sulla recidiva che colpisce solo i cittadini a basso reddito.
5. Depenalizzazione dell'uso e del possesso di sostanze stupefacenti per uso personale. Abrogazione della Fini- Giovanardi.
6. Cancellazione dell'incivile reato di Clandestinità. Abrogazione della Bossi-Fini.
7. Revisione profonda delle norme sulla Custodia Cautelare:tassatività ancora più chiara delle condizioni per applicarla, dove alle tre ipotesi di scuola della a)Inquinamento delle prove; b)Reiterazione del reato; c)Rischio di fuga, sia sempre accompagnata la pericolosità sociale,almeno per la custodia in carcere.
8. Introduzione del reato di Tortura, sia fisica che psichica. Politiche serie contro le violenze sui e tra i detenuti.
9. Ripensamento dei "tempi carcerari", che devono avere un senso, una ragione e, soprattutto uno scopo. Introduzione di luoghi di detenzione per detenuti di bassa pericolosità sociale,dove più che il controllo e la sicurezza,vengano privilegiati percorsi di reinserimento ed acquisizione di capacità lavorative.
10. Obbligo,tranne casi di eccezionale gravità, di arresti domiciliari per tutte le detenute-mamme che abbiano figli minori di 5 anni. I bambini sono sempre innocenti e non devono stare in carcere per non essere traumaticamente separati dalle loro madri.

Questo potrebbe essere un buon inizio se si vuole veramente affrontare la problematica delle carceri, se si vuole che la pena assolva pienamente alla funzione di rieducazione del condannato (principio dettato dalla nostra Costituzione) e soprattutto se si vuole ridare dignità e diritti a quei detenuti e a quelle detenute che molto spesso sono trattati come dei rifiuti di cui non occuparsi.

Solo se la Politica riesce a trovare soluzioni ai problemi degli ultimi, può risolvere tutti gli altri problemi e assolvere alla propria funzione di dare soluzioni e risposte a tutti i problemi sociali.

domenica 1 gennaio 2012

Post elezioni Forum Città di Giovani


Deterior surdus eo nullus, qui renuit audire è uno dei proverbi latini che più si addice all’Assessore, nonché commissario del Forum Città di Giovani, Flavio Civita. Infatti, da circa tre settimane, non appena abbiamo appreso, dalla stampa, la data di elezioni degli organi statutari del Forum, avevamo chiesto pubblicamente il rinvio delle elezioni per attivare una maggiore informazione sul forum e che la data del 29, fosse utilizzata per un pubblico dibattito volto a conoscere i candidati alla carica di consigliere e di Presidente del Forum, ma la risposta dell’Assessore su Facebook è stata: “Mi spiace, ma a me non e' pervenuto nessun invito. I giornali non sono la mia buca delle lettere. Peraltro guardo poca tv e leggo poco i giornali poiché non condivido molto i tagli giornalistici del ns tempo. Leggo quasi solo agenzie.” Se non abbiamo inviato l’invito personale all’Assessore è perché pensavamo che un nostro amministratore si informasse, dalla stampa locale, su ciò che avviene nella nostra Città, ma evidentemente ci siamo sbagliati, perché l’Assessore preferisce stare arroccato nel Palazzo disinteressandosi delle vicende cittadine.

Il nostro appello, quindi è rimasto inascoltato e così lo abbiamo riproposto il giorno 29, che doveva essere un incontro per aprire un dibattito tra noi giovani e invece si è trasformato in un monologo dell’Assessore, che in maniera autoritaria, abusando del suo ruolo di commissario e non dando la possibilità all’Assemblea di autodeterminarsi e di assumere in completa autonomia le decisioni, ha affidato ai tre candidati presidenti (legittimati da chi? Chi rappresentavano in quel momento i candidati?) la decisione di rinviare le elezioni. Questi, ovviamente fremevano perché si votasse e quindi si è deciso di procedere alle elezioni. A qualcuno di noi (definito il “solito disturbatore”) che voleva intervenire l’Assessore Civita con arroganza ha affermato: “tanto a che serve che intervieni, domani fai il tuo articolo e di quel che vuoi sulla stampa”.  Il commissario da moderatore e traghettatore del Forum, si è trasformato in un Podestà che assumeva le proprie decisioni disinteressandosi delle richieste che provenivano dall’Assemblea.

Siamo davvero delusi sia dal comportamento dell’Assessore Civita, che di quello dei candidati presidenti che hanno deciso di non rinviare, perché il loro unico interesse era votare, mettendo da parte l’obiettivo primario del Forum che è quello della partecipazione, non limitata alle elezioni ma una partecipazione costante alle attività dello stesso.

A chiedere il rinvio eravamo da soli e non ci è stata data la possibilità di sapere se l’Assemblea era d’accordo o in disaccordo con noi e a chi adesso chiede l’annullamento delle elezioni, solo perché qualche proprio esponente non è stato eletto nel consiglio direttivo diciamo: “De re irreparabile ne doleas”, questa è la democrazia che avete voluto, accettate la sconfitta.

Così si è proceduti alle elezioni e anche qui c’è stata una grande confusione e una cattiva organizzazione della logistica, perché come si sa la fretta fa i figli ciechi e l’Assessore, ultimamente, sembra aver fretta di concludere qualcosa, forse perché obbligato a dover presentare un rendiconto di quello che in questi mesi di amministrazione (non) ha fatto.

Apprendiamo dalla stampa la posizione della Giovani Italia: sebbene arrivata tardivamente, dimostra come le nostre ragioni avevano eccome motivo di essere sostenute e non possiamo non condividere la richiesta di dimissioni dell'Assessore.

Al rammarico per come si sono svolte le cose, aggiungiamo la delusione del risultato delle elezioni. Infatti, scorrendo la lista degli eletti notiamo che non è stata eletta nessuna donna.

Non chiamatelo dettaglio di poco conto... Non si pretendeva di certo l’irrigidimento delle regole prevedendo “quote rosa”, ma risulta spontaneo chiedersi: è possibile che neanche una donna sia stata ritenuta degna di sostegno? eppure di degne di sostegno ce ne erano veramente tante.

Noi non avevamo candidati e non abbiamo cercato accordi con nessuno. Noi abbiamo lavorato per il Forum, per farlo conoscere, per invogliare i giovani a partecipare (non solo ieri ma sempre) e lasciando ai singoli la scelta dei candidati che doveva (ed è avvenuta) avvenire valutando i singoli programmi e premiando i più meritevoli. Niente liste. Solo idee.





F.to: SEL, Federazione della Sinistra, l’Alternativa